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Modi di Dire e Citazioni Piacentine

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Ricordiamo con simpatia e nostalgia i vari detti o proverbi di una volta, questo spazio vuole mettere in evidenza e ricordare ciò che i nostri Nonni ci hanno trasmesso. Spesso per esprimere meglio un loro concetto facevano uso dei proverbi o modi di dire, le loro citazioni sono espressioni di una antica saggezza che ci è stata tramandata e molti detti ancora oggi rivelano la loro modernità. I proverbi sono solo dei semplici suggerimenti dovuti al frutto delle vecchie esperienze vissute, sono frasi sulle quali molte volte vale la pena meditare, sono un invito a riflettere sulle vicende di vita quotidiana. La fonte dei proverbi viene dalla saggezza popolare, le citazioni sono talmente tante che a volte molte cadono nel dimenticatoio e in particolari situazioni ci vengono in mente, noi le vogliamo raccogliere e farle conoscere. Saremo sinceramente felici di inserire anche le citazioni e i proverbi di vostra conoscenza.


Al va al Biròcc!! – di Giuseppe Sidoli

Vargognat mia da parlä in piaśintein, al fa pärt dal noss patrimoni cultüräl e storicc. Non vergognarti di parlare in piacentino, fa parte del nostro patrimonio culturale e storico.



A


A chi la piäs anca la spüssa la sa d’bon – a chi piace, anche la puzza ha buon odore.
Acqua curreinta n’è mäi mardieinta – acqua corrente non è mai sporca.
Ad cärn’in bëccaria n’in vansa miga – in macelleria di carne non ne avanza, ovvero: prima o poi le donne trovano marito.
A fä a so möd s’lava i cül po s’beva l’bröd – a fare a modo proprio, prima ci si lava il culo e poi si beve il brodo.
A fä l’povr’om s’fa poca fadiga – a fare il povero non è che si debba faticare molto.
Al mes dal mäi - una scadenza molto lontana, cioè mai.
Al mes d'i'äs - maggio è il mese dell’accoppiamento degli asini, inoltre il detto è riferito anche all’uomo che decide di sposarsi.
Al mes d'ill sigull e d'ill siguleini – a marzo si piantano le cipolle, il contadino spende e non guadagna per cui mangia solo cipolle.
Al mes di salas – marzo, quando i salici sono pronti da tagliare e prepararli per le legature.
Al müs dal grein l’è brütt e cott l’piäs tütt – il muso del maiale è brutto, ma cotto piace a tutti.
Al pissä ciär và in cül anc’ai spissiär – il pisciare chiaro va in culo anche ai farmacisti, ovvero: stare bene in salute è un piacere perché non fai ricchi i farmacisti.
Al pret seinsa sod dis miga mëssa – se con ci sono soldi neanche il prete fa qualcosa.
Al prim c’ha lavurä l’è mort – il primo che ha lavorato è morto, lo ripete chi non ha voglia di lavorare.
Amur fam rugna e tuss quattar cos c’as fa cunuss – amore fame rogna e tosse, quattro cose che si fanno conoscere, ovvero; se li senti non puoi far finta di non soffrirne.
Al süffal l’è cürt ma la sunäda l’è longa – lo zufolo è corto ma la suonata è lunga, avvertimento scherzoso al termine di un banchetto di nozze.
A tävla e a lett n’ag vö d’rispett – a tavola e a letto con ci vuole rispetto.
A teimp antig s’mucävn’ al näs cui did adess c’lè di maladëtt s'al mucan cul fasulëtt – in tempi antichi si pulivano il naso con le dita, adesso alcuni senza dio si puliscono con il fazzoletto.

B


Bei e strassä da tütt i’enn guardä – i belli e quelli vestiti di stracci li guardano tutti.
Bö vecc’ fa dritt al sulc – bue vecchio fa il solco dritto.
C

Chi an roba an fa roba – chi non ruba non fa roba.
Chi balla seinsa son l’è matt o l’è cuion – chi balla senza musica è matto o coglione.
Chi g’ha pagura dal diâul an fa roba – chia ha paura del diavolo non fa beni.
Chi ia ciappa ia porta anca a cà – chi prende le sberle le porta anche a casa: amara verità sull’indifferenza alle violenze di cui è vittima il singolo.
Cul latt s’ fa l’büter dai prä vegna l’erba dal cül vegna la merda – col latte si fa il burro, dai prati viene l’erba dal culo viene la merda: la catena alimentare vista dalla saggezza contadina.
D

Dag leva – sollevare, fare leva, lo hanno sollevato.
Dio t’in güarda da la tuss e da i’om russ – dio ti guardi dalla tosse e dagli uomini rossi: non è chiaro se intenda di capelli o idee politiche.
Dio t’in güarda da una donna cun la bärba – Dio ti guardi da una donna barbuta.
Dop l’aimaria è bella tanta la tua cme la mia – dopo l’Ave Maria è bella tanto la tua donna come la mia: è l’antichissima virtù del buio.
Du cos’ l’è facil a crëd donna grävda e om mort - due sono le cose evidenti e facili da credere, la donna incinta e l’uomo morto.
Du sod ad cuion i valan possè d'una pussion – a volte fa comodo sembrare stupidi per tirare dritto dove si vuole.
Duv gh’è donn e gatt pö ciacciär che fatt – dove ci sono donne e gatti, più chiacchere che fatti.
E

E’ furtünä ‘lmä i baloss – solo i bricconi sono fortunati, è verità o invidia a parlare?
F

Fög a lett paradis di vecc’ – fuoco a letto paradiso dei vecchi, ovvero: da vecchi si patisce il freddo che quasi si preferirebbe un letto in fiamme.

G

Gall seinsa crësta l’è cappono om seinsa sod l’è un gran micion – gallo senza cresta è un cappone, uomo senza soldi è un gran minchione.
Gh'è quattar sort ad cuion – vi sono quattro tipi di minchioni; colui che s'innamora della moglie, colui che si ubriaca col suo vino, colui che ha un cavallo e va a piedi, colui che gioca la boccia e segue il movimento con la schiena.
Göbb e sablä a vistìa s’è intrigä – gobbi e sbilenchi si fa fatica a vestirli.

H

Ho dat l'Esam da Mort, i m'an Bucià! - essere sopravvissuto ad un infarto, imparare a morire.

I

I cuion i’enn cär a tütt i pressi – i coglioni sono cari a tutti i prezzi: è uno strazio ascoltarli anche senza pagare il biglietto.
Ill grassi ia fa i sant i piaser ia fa l’magnan – le grazie le fanno i santi i piaceri li fa il calderaio: ovvero, meglio contare sugli uomini che sulle preghiere.
Ill musc gh’enn sett mes a l’ann i rompacuion tütt l’ann – le mosche le trovi sette mesi l’anno, i rompicoglioni tutto l’anno.
I mes pö frëdd i'enn chi ad l'erre – i mesi freddi sono quelli che contengono la erre.
In cà di lädar man in sacos – in casa dei ladri, mani in tasca.
I’om i’ènn tant cme i mlon botta gram e poc bon – gli uomini sono come i meloni: molti i cattivi e pochi i buoni.
I s'iscalan mia, Al s'iscala mia – non si azzardano, non s'azzarda.
L

L sà gnan da che pert l'è vutà – non sa da che parte è voltato, poco accorto, di uno poco attendibile.
Le un re da bis – si dice di uno arrogante che si sente importante.


M


Ma dit dabbon o da bürla? – dici sul serio o scherzi.
Mei un aiütt che seint cunsili – meglio un aiuto che cento consigli.
Mangià al Videll in Còrp alla Vacca - attribbuire il significato di anticipare le cose.
Mort un papa.. ‘s n’infà un’ètar - morto un papa se ne fa un'altro.

N


O


P


R

Rügä in dla camisa – carpire con astuzia i segreti altrui per poi raccontarli.

S

Sa piöva par san Giuvann, piöva tütt l’ann! – se piove per sa Giovanni, piove tutto lanno.
Scarpa granda e biccier pein, e ten seimper al mond cm'al vein – scarpa comoda e bicchiere pieno, e accettare sempre il mondo come viene.
Se 'l vëda un orb 'l ga serca l'occ – se veder un orbo gli cerca l'occhio, si dice di uno sempre in cerca di qualcosa, di un frate cercone.
Star coi frati a zappar l’orto – abitudine che avevano i conventi di dare ai laici piccoli lavori di fatica.
Sum seimpar un pò sò par sò – quando si è senza stabilità, in condizioni precarie e in bilico.


T

Trä sö l'erba in sla casceina con la furca - sistemare l'erba in cascina con la forca.


V

Va in sla furca va.. – si dice per mandare a quel paese qualcuno..