penna

Vagando per Milano

“di Luigi Zanna”


Parte 1
Viso scandinavo, indifferenza, domande buttate li,
dal vetro ti vedo, fai finta di niente, sbuffa la macchina del caffè!
Un gelato che non voglio prendo, scelgo i gusti dai tuoi occhi.

Ti posso invitare per un caffè?
“Sono impegnata”. Per favore!
Il latte macchiato mai mi è piaciuto,
per notti non ho dormito, a Napoli ti ho pensato sai!

Il tuo ragazzo chi era quello che era con te l’altra volta?
Da come ti guardava, come ti parlava sembrava un’amico!
Io so dove baciarti e come toccarti.
Rancor non porto, la strada mi aspetta,
e a dir la verità mi era passata la voglia di te e del caffè.

Parte 2
Un piede poggiato al muro e una birra mi ritrovo a gustare,
premo la bottiglia, brina cadente asciugo;

il mio viso fa da angolo, davanti a me i duecento anni di Brera
mi consolano, assisto al via vai con piglio eccitante e infinita gioia

tacchi a spillo si incastrano nel pavè,
un cane abbaia continuamente annoiando il
padrone del bar preoccupato della clientela disturbata.
“Ma perchè noi non abbaiamo quando parliamo”?
Code di cavallo in corsa saltano, rughe aggraziate, calici di vino,
fermi immagini di tele multicolori, libri arabi letti all’incontrario,
un bambino anticipa nella corsa il padre nell’aprire la porta dell’auto,
ma è chiusa!

sedie schiacciate da forme addolcite,
neanche per un minuto vuoi rinunciare alla tua sensualità!

Cocktail del dopo lavoro affogati nell’esteriorità,
cercando miraggi di benessere e fama.

Profumate candele, saponi borghesi pronti
a soddisfare voglie di donne alticce, immergersi nella vasca al sapor
di cherry! Vasca pulita da un domestico filippino,
“Cerco le tue stesse cose, non sono invisibile!”
I tuoi figli sono uguali ai miei figli, ma in una cosa siamo diversi:
“il mio sorriso è vero.”

Al terzo tavolo sulla destra sei seduta,
sguardo curioso, spaesato, coi tuoi occhi suoni fisarmoniche,
i tasti premuti con rabbia scrivono musica,
il suono meccanico dei tasti allude a
vecchie macchine da scrivere.

“Gli occhiali da sole?” toglili!
Nuvole dai piedi stanchi riposano oggi!
Il tuo cielo è scuro da la dietro!

D’amor anche tu hai bisogno!
Una pasta riscaldata al ritorno a casa
Dopo una notte di vino e baci, di baci e vino!
Mi passi la forchetta? Ma ho i capelli verdi?
Domani pensami alle 7:30!

Parlare ad una guancia, inumidirla, farla tua.
Una leccata rubata all’altro gelato!
Sulla cannola della bici con lui, incurante delle buche e marciapiedi,
sei troppo felice per sentire dolore, un sussulto sono le tue forme!
Farti odorare!
Sederti in cucina per un pò quando il sole va giù.

Parte 3
Le ruote si strozzano sulle vasole rumorose del centro storico,
cartelli pubblicitari girano a vuoto, una torta a spicchi mi fa un cenno:
sono le 3:32
vite e puzze di sogni escono dagli instancabili
sfoghi del metrò,
un messaggio scrivi dal telefono pubblico, palazzi, corti milanesi,
stanze e sostanze del giorno che arriva, attimi di quiete,
le vie sembrano autosaloni, distributori di benzina pistole pronte a fare fuoco,
la città? Broadway!
Coi suoi semafori lampeggianti dice:
“Hey ci sono anch’io, non dimenticare che io sono “la strada”
il protagonista principale, voi attori inconsapevoli”!

Cestini d’immondizia straripano insieme alla gente della notte,
voci di donne, cosce in un cestino di ciliege,
sei una “mariposa” che mai riposa!

Un indios sudamericano in bici va a lavorare come portinaio,
due scope sembrano due marmitte di moto di grossa cilindrata,
pian piano prende il volo attraversa l’oceano
e non dice buongiorno alle famiglie dell’alta borghesia milanese,
ma si ritrova sul guscio di casa sua,
la mamma grassa seduta li sulla porta, all’inizio non lo riconosce,
poi senza parlare una lacrima scende, una lacrima che solca il viso,
una lacrima unica che solo una mamma con un figlio lontano può
sgorgare dal viso commovente verdastro.
Senza fine, senza fine il pianto!

Arrivano parenti e amici, “I soldi, dove sono i soldi?”
Ho attraversato le correnti dell’oceano con la forza delle gambe,
pedalando a più non posso per venire a trovare voi!
E voi chiedete dei soldi!
Guarda che la in Europa la vita costa, e ci fanno sgobbare come matti,
sono qui! Io sono qui! Non siete felici?
Il mito dell’Europa che vai li e ti arricchisci
e se non torni a casa con i soldi sei un’egoista o un fallito!
No il mondo non gira così, io sono onesto i soldi fateli voi.

Cara inaspettata notte d’estate d’aprile dove vado?

Li in alto la finestra della notte mi aspetta!
Si perchè la notte ha una finestra,
con la sedia non ci arrivo!
La scala che scricchiola al terzo gradino, attento!
Sposto la tenda e formo un triangolo,
col vento il mio viso pallido riprende colore
l’albero di melo a un passo..
“Vieni arrampicati su di me, non aver paura, “la vita è la fuori”.
Ma ho paura dell’altura, se cado?
“La vita devi prenderla a morsi prima che lei morde te”.
Ho capito.
Si la vita è la fuori, la vita è da mangiare
ed io ho fame! Prenderò doppio dessert, ho già ordinato.


.. e quella notte ci incontrammo