penna

Francesco Ghittoni

illustre Pittore piacentino 1855 - 1928

L’indimenticabile pittore piacentino, nacque a Rizzolo di San Giorgio Piacentino
il 25 Marzo 1855, sul suo diario, poco prima di morire nell’Agosto del 1928 scrisse:
"Eccomi giunto alla 73° pasqua, e volgendo il pensiero ai dì che furono, mi si presenta una ben lunga catena di avvenimenti e tutti, qual più qual meno, di dolorosa memoria". Questa specie di epitaffio spiega bene la sua storia. Nato in una umile famiglia, il padre era un fabbro, la sua vita fù segnata da indicibili disagi economici e psicologici; infatti perse ancora giovanila moglie e due dei cinque figli. Nella sua pittura, rappresentava con indubbia maestria, la sofferenza, la povertà e le angoscie, propria e delle persone che lo circondavano, i suoi soggetti preferiti difatti si ispirano alla dura vita quotidiana dei paesaggi agricoli. Non seguì mai la scia dei grandi artisti dell'epoca, un pò perchè non ne aveva la possibilità sempre assillato com'era dalle necessità quotidiane, e un pò perchè nutriva un amore profondo per la sua terra. Poche sono le mostre a cui prese parte al di fuori dell’ambito cittadino. Ebbe la sua prima affermazione a Milano, all’Esposizione italiana del 1881, dove presentò il medico di campagna e lo sfratto.
Venne invitato a trasferirsi nella città lombarda per incrementare la sua fama, lui declinò l'invito e tornò nella sua adorata Rizzolo. Nel 1903 fu nominato curatore del museo civico di Piacenza e si trasferì in città. Solamente nel 1911 con la nomina di insegnante all'istituto Gazzola, scuola dove aveva studiato, raggiunse una certa sicurezza economica che gli permise di vivere degnamente gli ultimi suoi anni.
Purtroppo la fama per lui giunse solo dopo la sua morte, numerosi i suoi dipinti nei musei italiani; il primo mecenate a scoprire Ghittoni fu Ricci Oddi, nella sua galleria sono presenti diverse opere dell'artista. Con Stefano Bruzzi è il maggiore rappresentante della pittura nostrana del XIX secolo. Nel 1939 una mostra postuma allestita nel Salone del Palazzo Gotico di Piacenza per iniziativa di un suo allievo, Giacomo Bertucci, lo propose all'attenzione della critica, che finalmente si soffermò sulla sua attività artistica, che risultò, com'è, degna del massimo interesse, era un pittore triste. Nel '39, come si disse, ci si accorse di lui; ma poi la guerra lo fece di nuovo dimenticare.

Il grande Carrà scrisse di lui: ottima tecnica disegnativa, struttura rigorosa della pittura, sobrio uso dei colori grigi dei verdi freddi e dei rossi in tutte le sue scale. Francesco Ghittoni esprime con la sua pittura figurativa intensa e drammatica il tormento esistenziale di un uomo che ebbe sempre una vita travagliata. I temi della fede, del dolore, della povertà sono i suoi preferiti e i suoi ritratti e i suoi paesaggi lasciano trapelare una rassegnata malinconia. La sua opera infatti è interiorizzata e tormentata e preannuncia soluzioni d’avanguardia rispetto al suo tempo. Le spoglie di Ghittoni si trovano nel famedio degli illustri piacentini nel cimitero urbano la traslazione avvenne il 16 gennaio 1976, dopo l'esumazione della salma del pittore.
(piacenzantica ringrazia Stefano Beretta per la collaborazione)



l'apparizione di Cristo Risorto opera di Francesco Ghittoni