gli Anni della Guerra
"negli Archivi Fotografici Manzotti"
Originari di Correggio, in quel di Reggio Emilia, i fratelli Manzotti, Erminio (1887-1990) ed Eugenio (1896-1979), dopo varie vicissitudini che li portano anche all’estero, già nel secondo decennio del Novecento si stabilirono nella nostra città, dove iniziarono l’attività di fotografi nell’atelier di via Tempio.
Allievi del prof. Rodolfo Namias, si affermarono con rapidità nel campo fotografico risultando tra i primi in Italia ad affrontare il colore. Nei primi anni Venti frequentano in Francia la famosa scuola di fotografia dei fratelli Lumière riuscendo a produrre le “autocromie Manzotti” ossia diapositive a colori su grandi lastre di vetro.
Nel 1928, all’età di 14 anni, a loro si unì anche il nipote Gino 81914-1992) proveniente da Correggio, che li affiancherà nel loro lavoro con grande perizia. Detentori di brevetti nazionali e internazionali per la costruzione di apparecchiature per la stampa, ripresa e sviluppo fotografico, nel corso della loro lunga carriera ottennero numerosi premi e significativi riconoscimenti.
Se agli inizi le loro fotografie si erano connotate per il legame che mantenevano con il pittorialismo, negli anni successivi, affinché l’attività dello studio potesse continuare senza scosse, Erminio si iscrisse al Partito Nazionale Fascista e da quel momento i Manzotti poterono seguire a immortalare ogni manifestazione a Piacenza e Provincia.
Seguendo i dettami dell’estetica fotografica del periodo, documentarono la progressiva fascistizzazione della società piacentina, riprendendo le numerose cerimonie ufficiali e tutte quelle occasioni (le adunate, le visite da parte dei gerarchi, le premiazioni sportive, ecc.) in cui il regime rafforzava, celebrandola, la propria identità.
E sono ancora i Manzotti a documentare l’entrata dei partigiani in città il 28 aprile 1945 quando – come descrivono nel loro diario – “incuranti del pericolo cui andavano incontro” li ripresero appostati al primo piano di una casa prospiciente il palazzo Edilizia in corso Vittorio Emanuele.
Nel 1960 Erminio ed Eugenio si ritirarono dall’attività lasciando l’azienda nelle mani del nipote Gino che proseguirà l’opera dei due fondatori fino al 1992.
Attualmente l’archivio fotografico Manzotti è depositato presso il Museo della fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza.
Allievi del prof. Rodolfo Namias, si affermarono con rapidità nel campo fotografico risultando tra i primi in Italia ad affrontare il colore. Nei primi anni Venti frequentano in Francia la famosa scuola di fotografia dei fratelli Lumière riuscendo a produrre le “autocromie Manzotti” ossia diapositive a colori su grandi lastre di vetro.
Nel 1928, all’età di 14 anni, a loro si unì anche il nipote Gino 81914-1992) proveniente da Correggio, che li affiancherà nel loro lavoro con grande perizia. Detentori di brevetti nazionali e internazionali per la costruzione di apparecchiature per la stampa, ripresa e sviluppo fotografico, nel corso della loro lunga carriera ottennero numerosi premi e significativi riconoscimenti.
Se agli inizi le loro fotografie si erano connotate per il legame che mantenevano con il pittorialismo, negli anni successivi, affinché l’attività dello studio potesse continuare senza scosse, Erminio si iscrisse al Partito Nazionale Fascista e da quel momento i Manzotti poterono seguire a immortalare ogni manifestazione a Piacenza e Provincia.
Seguendo i dettami dell’estetica fotografica del periodo, documentarono la progressiva fascistizzazione della società piacentina, riprendendo le numerose cerimonie ufficiali e tutte quelle occasioni (le adunate, le visite da parte dei gerarchi, le premiazioni sportive, ecc.) in cui il regime rafforzava, celebrandola, la propria identità.
E sono ancora i Manzotti a documentare l’entrata dei partigiani in città il 28 aprile 1945 quando – come descrivono nel loro diario – “incuranti del pericolo cui andavano incontro” li ripresero appostati al primo piano di una casa prospiciente il palazzo Edilizia in corso Vittorio Emanuele.
Nel 1960 Erminio ed Eugenio si ritirarono dall’attività lasciando l’azienda nelle mani del nipote Gino che proseguirà l’opera dei due fondatori fino al 1992.
Attualmente l’archivio fotografico Manzotti è depositato presso il Museo della fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza.
adunata fascista in piazza cavalli