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il Grande Restauro del Gotico

le Annose Vicende del Grande Restauro del Gotico
di Stefano Beretta

Tra le complicate vicende che da tanti secoli si susseguono nella nostra città una che non tutti conoscono è quella che ha riguardato il grande restauro del palazzo Comunale meglio conosciuto come Gotico. Sappiamo che l'imponente costruzione ha subito varie destinazioni d'uso e numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli da quel lontano 1281 anno della posa della sue fondamenta. Come altri palazzi pubblici anche il Gotico a quanto ci è dato sapere risulta incompiuto rispetto ai progetti originali, si preferì edificare subito la parte più necessaria alla città Comunale che ai tempi era Piacenza: una struttura con una grandiosa sala atta a contenere tutte le riunioni delle personalità che la governavano. Un piccolo giallo riguarda la costruzione di 2 grandi scalinate di oltre 5 metri di larghezza che pare incominciate ma poi brutalmente distrutte per la fretta di dovere usufruire dei saloni; il progetto non venne mai ripreso in quanto sulle restanti fondamenta vennero successivamente costruiti altri edifici.


i restauri del 1908

Ma ritorniamo alla questione della ristrutturazione venutasi a porre a metà del XIX secolo, in quanto la struttura versava in grande fatiscenza, per esempio, dal tetto entrava acqua a catinelle tanto da avere rovinato le pareti e la pavimentazione del piano superiore. La prima relazione a riguardo venne preparata dai tecnici comunali proprio a metà 800, quando la città era ancora sotto la dominazione austriaca. La perizia dell'arch. Gazzola non venne presa in considerazione fino al 1858, ma a causa della dipartita del progettista (curiosità che si ripeterà anche in futuro ) si bloccarono alcuni piccoli lavori messi in cantiere, fu possibile solo spostare le carceri militari in altra sede. Nuovi progetti e nuovi interpreti nel 1862, viene chiesto l'aiuto al marchese Pietro Salvatico grande conoscitore di cose antiche, che con una speciale commissione redasse una relazione profumatamente pagata, si deve a lui l'idea di togliere l'orologio dalla torretta e di porlo sul palazzo del governatore al posto della lapide napoleonica.

A seguito dell'avanzamento dei lavori per il nuovo ponte ferroviario sul Po (1865) l'amministrazione comunale, preferì utilizzare i fondi previsti per il Gotico usandoli per la costruzione della nuova linea ferroviaria . Nel 1870 la giunta scrisse all'architetto meneghino Angelo Colla per una futuribile collaborazione, in quanto (cognato dell'architetto piacentino Giuseppe Talamoni) l'anno precedente ad una mostra d'arte tenutasi in Germania presentò un grandioso modello per il restauro del Gotico. Nel frattempo si dimise l'apposita commissione creata anni prima per salvaguardare i lavori del palazzo, i dissapori per i lavori della rimerlatura e per le indecisioni comunali convinsero i professori Massari e Pollinari, (insegnanti all'ist. Gazzola ), ad andarsene in segno di protesta. Per più di dieci anni si susseguirono vari progetti, alcuni di questi bocciati dalle belle arti, ma finalmente nel 1884 si diede l'avvio ai lavori che proseguirono per quasi un lustro; si rifece il tetto, nel grande salone si demolirono i muri settecenteschi (costruiti per formare diversi uffici), furono rifatte alcune arcate.


nuovo progetto del gotico

Al completamento del progetto Colla mancavano ancora però la pavimentazione, il rifacimento della facciata e le vetrate alle grandi finestre. Prima dell'approvazione da parte delle belle arti di questi altre mansioni, nel 1892 Angelo Colla morì, per tale motivo si fermarono ancora una volta i lavori per il nostro palazzo (ricordiamo che andarono anche persi i suoi progetti originali ritrovati solo nel 1899). Finalmente la regia commissione delle belle arti di Bologna diede il benestare al proseguimento del restauro. Nel 1904 morì anche l'arch.Talamoni che lasciò gran parte dei suoi averi al comune per il recupero del palazzo comunale e l'onere di terminare le operazioni spettò all'arch. Pirovano. Gli ultimi progetti portati a temine dal 1906 al 1909 furono: il rifacimento delle parti esterne, l'eliminazione della loggetta o balcone, la nuova pavimentazione e la decorazione del grande salone ed infine la riapertura di tutte le arcate ancora murate..


il palazzo gotico nel '700

Così con una grande cerimonia il 6 giugno 1909 venne solennemente inaugurato il grande restauro del palazzo Gotico, persino il Re Vittorio Emanuele III l'anno prima in visita ufficiale a Piacenza volle esprimere soddisfazione per i lavori effettuati. In realtà come risultarono i restauri a lavori terminati? Una bel resoconto lo fa A. Pettorelli in una strenna del 1937 "Fù demolita la balconata che pur non essendo coeva con il palazzo piaceva a tutti, non si fecero gli scaloni di accesso in compenso si ridipinsero le pareti del salone in maniera di fare arrossire un imbianchino qualsiasi.." Anche lo storico L. Cerri rincarò la dose scrivendo così, "il palazzo dal coronamento guerresco dava impressione di dominio su tutta la città ed era dal popolo guardato con venerazione per una certa aria di solennità e mistero che vi regnavano attorno. Qui infatti venivano custoditi i prigionieri, venivano abrogate e promulgate le leggi, qui vi operavano i magistrati insomma testimonianze che ci riportavano alla mente il fulgido e lontano passato e ora dopo le devastazioni del 1908, ogni ricordo è completamente scomparso..".

Che noi piacentini vogliamo sempre fare i bastian contrari e polemizzare su tutto è una cosa appurata, ma dopo più di 50 anni di lavori effettivamente ci si aspettava qualcosa di meglio, sopratutto meglio eseguito, a me personalmente non sarebbe dispiaciuto che si fossero lasciate le parti barocche ma le faccende ormai sono andate così, il Gotico rimarrà sempre uno dei simboli identificativi della nostra città.


antica veduta del palazzo gotico

Opere consultate:
1) strenna piacentina del 1923- 1937- 1939
2) Memorie storiche di Cristoforo Poggiali e di E.Ottolenghi 1946
3 ) Il duomo e il Gotico di Piacenza nella storia e arte di C.Paratici 1926
4) Piacenza Monumentale ediz. Dante Foroni 1908