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Addio all'Emporio dell'Amore


Per debellare la piaga della prostituzione sul finire degli anni '50, venne introdotta in Italia la cosiddetta legge "Merlin". Oggi a distanza di quasi 60 anni questa legge che benefici ci ha portato. Niente più lucciole sulle strade? Niente più sfruttamento femminile? Niente più immigrazione clandestina? Niente più spaccio di sostanze stupefacenti? Le strade in periferia sono più sicure? Diminuzione delle malattie veneree? (Questo forse si ma credo che sia dovuto alla maggiore conoscenza del problema e alla divulgazione più ampia sulla prevenzione). Sicuramente quando venne stilata questa legge, si cercò di porre rimedio ai problemi che questo "antico mestiere" causava alle signore e signorine che lo svolgevano, si voleva giustamente elevare l'universo femminile ad un livello di vita più decoroso (ricordiamo che in quegli anni per una donna era difficilissimo entrare nel mondo del lavoro regolare e per fortuna che poco tempo dopo ci fu il boom economico e nelle nuove grandi fabbriche assunsero anche una parte di queste sfortunate rimaste senza salario), fermare insomma il degrado sociale che questo problema creava. Bene questo è quello che ci ricordiamo quasi tutti, ma nella nostra Piacenza come venne accolta questa novità? A tale proposito per chi non ha vissuto quel periodo o per chi lo rammenta con un pò di nostalgia, pubblichiamo di seguito un articolo di una rivista cittadina, che probabilmente rispecchiava il pensiero di una buona parte dei piacentini. (stefano beretta).


la maitresse - dis. luciano spazzali

..Con l'approvazione della legge che prende il nome della senatrice Merlin anche  Piacenza è destinata a veder scomparire entro breve tempo i suoi quartieri a luci rosse, a dire il vero molto discreti e bonari, e di scarsa suggestione folkloristica. L'evoluzione dei tempi e dei costumi, la maggiore libertà e varietà di occasioni e di rapporti delle giovani generazioni, precocemente emancipate anche per quel che riguarda i problemi sessuali, diminuiranno l'importanza di un provvedimento ormai maturo e scontato e già adottato da tempo in tutti i paesi civili, a cui il nostro si accoda buon ultimo. Ciò non pertanto, la scomparsa dei cosiddetti templi di Venere non potrà non ferire le fantasie di tutti i piacentini di ogni età e di ogni ceto che iniziarono in essi il proprio tirocinio virile in epoche meno prodighe di compiacenti surrogati a due e quattro ruote. Le centrali dell'amore a tariffa fissa hanno a Piacenza una pittoresca tradizione che risale all'epoca umbertina e che poco variò, in oltre mezzo secolo nelle forme e nelle ubicazioni. Esse caratterizzano stabilmente, ammantandoli di mitiche atmosfere peccaminose, ben circoscritti angoli cittadini (via Buffalari, via Filanda, via dè Montani, via Lampugnani), ciascuno definito poi con un nomignolo pittoresco, di remota o sconosciuta estrazione ("Arginteina", "Bùsa", "Spassacamei"). La messinscena degli anditi a piastrelle lavabili, dei vetri colorati in stile liberty, corrispondeva esattamente al gusto dell'arredamento interno e ai costumi da bajadera con cui si cercava di assecondare l'ingenua aspirazione dell'italiano incolto a rivestire il piacere proibito di apparenze esotiche e vagamente orientaleggianti, come qualcosa che gli ricordasse i favolosi harem delle Mille e una notte a una versione economica e casalinga. Insomma anche l'abolizione delle “maison closes” segnerà la fine di un'epoca certo meno complicata e problematica di quella attuale; e in tanta frenesia di statalizzazioni e di pianificazioni rappresenterà, eccezionalmente, una solitaria rivincita dell'iniziativa privata.


vicolo filanda e vicolo dè montani

Le foto che riproduciamo concernono due scorci edilizi di ingrata notorietà (vicolo Filanda e vicolo dè Montani ). Insieme a quello dè Buffalari, questi due vicoli tetri ed angusti compendiano il capitolo più triste della storia del nostro costume. Dietro le facciate proibite, nelle “chambres rosèes” sono passate generazioni di donne infelici, deluse, vinte: ognuna con una sua storia pietosa, un suo incomunicabile dramma umano. In ordine alla legge Merlin, fra pochi mesi la vita di questi vicoli sarà restituita alla normalità. Sarà per sempre rimossa l'atmosfera peccaminosa e tabù che grava su di essi da più di 50 anni. L'altra foto ritrae cantone dè Buffalari ov'è situata una popolarissima “casa chiusa”. Oltre agli innegabili vantaggi morali, il provvedimento legislativo ha anche un rovescio della medaglia. Infatti esso colpisce la modesta economia di numerosi abitanti dei quartieri ove sono allogati i postriboli (fornitori, stiratrici, lavandaie, dettaglianti, piccoli rivenditori ecc.) i quali verranno privati di una fonte di lavoro collegata all'attività interna delle "case chiuse". Rileviamo, en passant, che le titolari dell'esercizio prostituzionale hanno sempre svolto opere di concreta beneficenza a favore dei poveri e degli ammalati del quartiere. (selezione piacentina, marzo 1958).


cantone dè buffalari