penna

una Pistola Pericolosa

di Giorgio Vecchi

Negli oscuri tempi della repubblica sociale mio padre rischiò grosso, a causa di un fatto verificatosi durante i convulsi giorni seguiti all’armistizio. Capitò allora al Roma un ufficiale della Milizia che nella fretta di mettersi in salvo, abbandonò la divisa e il bagaglio tra cui la sua pistola d’ordinanza. Mesi dopo quando si costituì la Repubblica di Salò e il fascismo repubblichino riprese il controllo del Nord Italia mio padre ricevette una convocazione da uno dei gerarchi del fascismo locale, non ricordo se fosse il federale o altro esponente politico: doveva essere, questo lo ricordo bene, un piacentino di nobile famiglia, persona comunque a modo secondo quanto mi raccontò mio padre. Questi lo mise al corrente di una denuncia pervenuta al suo ufficio in cui quell’ufficiale narrava di essere stato derubato del suo bagaglio e accusava mio padre di avergli sottratto anche la pistola per fini certamente eversivi. I fatti erano andati, come ho detto, ben diversamente solo che l’ufficiale in questione voleva, accusando mio padre, nascondere la fuga poco onorevole che l’aveva visto protagonista tempo prima. Si trattava comunque di una denuncia grave che se fosse caduta nelle mani sbagliate avrebbe potuto portare mio padre dritto in galera e forse in Germania.


foto di gruppo nel cortile del Roma

Fortunatamente la cosa era finita in mani buone, vale a dire sulla scrivania di una persona che probabilmente era al corrente delle simpatie politiche di mio padre e che forse cercava di acquisire qualche merito presso l’altra parte se le cose in futuro si fossero messe male per il regime. “Senta Vecchi –gli disse allora quel gerarca che era anche buon cliente del Roma- per il bagaglio passi, ma lei deve riconsegnare la pistola altrimenti io potrò fare ben poco per evitarle guai seri”.

Mio padre obiettò che l’aveva gettata in un pozzo che avevamo in cantina, al che quegli rispose che tentasse con ogni mezzo di recuperarla; per intanto la denuncia restava sul suo tavolo. Mio padre promise di farlo. In realtà quella pistola mio padre l’aveva consegnata ai suoi amici del C.L.N. ai quali subito si rivolse esponendo la situazione. Poco dopo egli poté restituirla e così evitò che la denuncia avesse seguito; per corroborare la sua versione dovette prima tenere l’arma per qualche giorno in acqua e sale perché sembrasse un po’ arrugginita.. (Al solit profesur).


incontri nel cortile del Roma