penna

Cancellate le cancellate..

la nuova recinzione della galleria Ricci Oddi

di Stefano Beretta

Lunedi 10 giugno 1940, il capo del Governo Benito Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, annunciava agli italiani che la nostra Nazione entrava in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. Il governo dell’Italia autarchica, sotto scacco dell’embargo internazionale, scoprirà ben presto che per affrontare una guerra mondiale non basteranno, come disse il duce dal balcone “La Tenacia, il Coraggio e il Valore dei nostri soldati”;lo scoprirà soprattutto la popolazione civile chiamata subito ad affrontare grandi sacrifici. A partire da quella estate, iniziarono le campagne per la raccolta, la donazione e la requisizione delle materie prime di recupero da adibire alla produzione bellica; dapprima tutto il materiale ferroso, poi con il prolungarsi del conflitto anche stracci, gomma e persino le ossa degli animali macellati, ingrediente principale usato per fare il sapone. In diversi periodi si dovette ricorrere alla donazione di materiali preziosi quali: rame, oro e argento (per la coniazione delle nuove monete” imperiali” vennero inventate leghe a base di nichelio, il Bronzital simile al rame per quelle di piccolo taglio, l’Acmonital che ricordava vagamente l’argento, ma formato da acciaio-nichel-alluminio, per quelle di maggior valore), anche le campane delle chiese vennero requisite (due articoli molto esaustivi, apparsi sul numero 25 del 2020 e n.14 del 2017 dell’Urtiga, spiegano quel che successe nella nostra provincia a proposito di questo fatto) per recuperare il bronzo occorrente alla produzione dei cannoni. Ma prima di tutto, come scritto sopra, ci fu la consegna del “Ferro per la Patria”:

-Con regio decreto del 25/8/1940 e convertito in legge il 25/7/1941, concernente la raccolta dei materiali metallici di recupero. Chiunque detenesse più di 200 kg.di materiale usato e reimpiegabile deve farne regolare denuncia al sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni.
-Tutte le denunce devono essere fatte entro 30 giorni dalla data di emissione di tali avvisi o dalla data di affissione dei manifesti.
-Oltre a tale data chiunque verrà trovato con una quantità eccedente a quella stabilita per legge, di materiali di recupero, potrà incappare in ammende pecuniarie variabili da un minimo del doppio ad un massimo di dieci volte il valore del materiale detenuto illegalmente, ma anche alla condanna da un minimo di mesi tre ad un massimo di anni tre di carcere.


Cosi recitavano i passaggi principali della legge ordinata e raccolta in 12 articoli, firmata a San Rossore il 19/7/1940 da Vittorio Emanuele III, da Mussolini, dal Guardasigilli Dino Grandi e dal ministro delle corporazioni Renato Ricci. Si procedette così alla consegna del ferro di recupero, il quale veniva pagato dallo Stato a seconda della qualità, da un minimo di 50 lire ad un massimo di 200 lire al quintale. Il Governo aveva anche creato un ente per la distribuzione dei rottami denominato “ENDIROT”, che provvedeva al pagamento e al ritiro dei materiali, in quei casi dove i donatori non potevano consegnarlo autonomamente. A Piacenza, come nelle altre provincie italiane, si procedette anche alla rimozione delle cancellate in ferro che decoravano gli edifici pubblici e privati, ad eccezione di quelle opere di indubbio valore storico artistico; è per mezzo di vecchie immagini che si possono documentare com’erano queste recinzioni all’origine della loro posa


la cancellata del rione Giordani

Tra queste, in città si ricordano: le inferriate dell’Istituto tecnico G.D. Romagnosi terminato durante la prima guerra mondiale, la scuola elementare Pietro Giordani risalente al 1893 e dotata di circa 100 mt. lineari di cancellata, la scuola Mazzini inaugurata nel 1909 con circa 60 mt. di recinzione in ferro su ognuno dei 3 lati. Tra gli edifici invece che non risultano essere stati toccati dalla requisizione del ferro, troviamo: l’ingresso del vecchio ospedale civile con tutta la recinzione sul lato di via Taverna, la scuola elementare Giuseppe Taverna anch’essa in quella via, originariamente intitolata “Rione Scolastico Il Piacentino” e risalente al 1905 è dotata ancora di una bella recinzione su tre lati dell’edificio, di circa 60 mt. cadauno. La più antica e particolare cancellata ancora conservata originale è quella dell’ormai dismesso Ospedale Militare, eretto nel 1869 dal reparto del Genio Militare su progetto del maggiore Enrico Geymet; conserva bei motivi architettonici e durante le guerre svolgeva un compito di basilare importanza per la cura e la riabilitazione dei soldati feriti. Un storia diversa invece è quella della recinzione della galleria d’arte Ricci Oddi, inaugurata il primo di Ottobre del 1931 e originariamente dotata, sul lato di via San Siro, di una cancellata forgiata in ferro della lunghezza di circa 30 metri; conserva invece ancora originale il bel cancello d’ingresso. Le normative sulla sostituzione delle inferriate requisite, sugli edifici che necessitavano di una nuova recinzione (le scuole cittadine “scancellate” optarono per verdeggianti aiuole), prevedevano a tale scopo l’utilizzo di materiali “autarchici” e dal punto di vista architettonico del Partito i preferiti erano: il vetro, il cemento, l’alluminio e il laterizio (materiale argilloso cotto nei forni).


la cancellata della Ricci Oddi nel 1936

Il direttore della Ricci Oddi, era in quel tempo (rimase alla guida della galleria dal 1931 fino al 1967), il prof. Giuseppe Sidoli e dopo che fu levata la cancellata originale, avrà
sicuramente pensato alla sicurezza delle importanti opere conservate all’interno dell’edificio e che una protezione in più data da una nuova robusta recinzione, tra la galleria e la strada antistante, sarebbe certamente servita. Su consiglio dell’architetto Giulio Ulisse Arata (progettista dell’edificio) il prof. Sidoli si rivolse, per avere un nuovo muro di cinta, alla più autarchica e conosciuta azienda piacentina, la RDB, prima in Italia per la produzione anche di laterizio architettonico.

La R.D.B. (dalle iniziali dei cognomi dei soci fondatori: Daniele Donelli, i fratelli Desiderio, Prospero e Leonardo Rizzi, e Aride Breviglieri) assunse questo nome nel 1934, ma la sua storia risale al 1908 quando i proprietari di diverse aziende produttrici di materiali edili, si associarono in un unico gruppo, diventando ben presto leader assoluto in Italia nella produzione di solai prefabbricati e di terrecotte per l’edilizia, arrivando ad avere nel 1946 ben 17 stabilimenti produttivi e centinaia di punti vendita sparsi in tutto il paese. Una lettera datata 7/6/1941, e inviata dalla sede R.D.B di Piacenza (allora in via Poggiali 39) alla galleria d’arte moderna e recante anche in allegato il progetto della nuova recinzione in laterizio, recita cosi:

“-Costruzione cancellate autarchiche in Cottoantico con riferimento agli accordi verbali col Comm.Arch. G.Ararta ed il Prof.Sidoli ci preghiamo di confermarvi che, appena pronti i materiali in arenaria per la sistemazione della base, potremo cominciare la posa in opera della cancellata in laterizio, giusto all’allegato del disegno, per complessivi ml. 29,10. Vi segnamo pertanto i prezzi pel laterizio, copertina in arenaria e mano d’opera.
-Laterizio cancellata Piacenza a piè d’opera L.135,00/ml.
-Copertina in arenaria a piè d’opera L. 55,00/ml.
-Posa in opera L. 60,00/ml.
Firmato ufficio tecnico R.D.B. Fornaci f.lli Rizzi-Donelli-Breviglieri & c.”.


cancellata in laterizio RDB

Dal progetto allegato, si può notare che la nuova recinzione in via San Siro, era composto da tre tratte; le due più piccole ai lati del possente cancello d’entrata, erano lunghe mt.4,90, la più lunga verso via Giordani misurava mt.19,29. Le tratte avevano una base alta cm.65, sormontate dagli interassi o pilastrini in cotto dell’altezza di mt.1,50 infine la copertura in cemento aveva uno spessore di 10 cm. Per una altezza totale dalla base in arenaria alla copertura in cemento di mt. 2,25; viene addirittura ipotizzato che lo spessore della malta tra un mattone e l’altro non misurerà più di 5 mm.

Sempre dal progetto R.D.B. si apprende che le due tratte piccole erano composte da 17 pilastrini ciascuna, mentre la tratta più lunga veniva impreziosita da ben 75 interassi in cotto antico. Per tutta l’opera in via s.Siro, la Galleria Ricci Oddi dovette sborsare poco più di 7000 lire del 1941. Vennero così rispettate le direttive governative, la nuova recinzione risultava leggera e non ostruiva (o solamente in minima parte) la visuale della facciata della galleria d’arte, nonostante fosse stata costruita in muratura, anzi in materiale autarchico. Tutto questo grazie ai materiali usati, ai tecnici e alle maestranze della R.D.B. si può ammirare ancora oggi, un po’annerito ma perfettamente integro; certo le cancellate in ferro battuto erano altra cosa, un vero peccato averle perdute per sempre, ma la ragion di stato ha voluto che le cose andassero così. (testo dalla rivista l’Urtiga, per gentile concessione di LIR edizioni).