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Gita con il Postale da Genova a Piacenza


Attraverso l’appennino Ligure e Piacentino

Fra Genova e Piacenza esiste una zona veramente turistica di circa 140 chilometri di lunghezza, la quale per quanto sia nel centro dell’Italia settentrionale, dove palpita l’impulso di tante energie, dorme dimenticata.. sconosciuta.. Tranquille e inoperose scorrono le poderose acque dei suoi fiumi; le audaci vette dei suoi monti inutilmente si elevano fra l’azzurro eterno del suo cielo a contemplare il mare ligure da una parte, la fertile pianura lombarda dall’altra, oltre la quale si disegna l’argentea corona delle Alpi Italiche. Questa regione alpestre e nativa, ricca di tante bellezze naturali, di preziose sorgenti, di pittoreschi paeselli medioevali circondati da foltissimi boschi di castagni che potrebbero essere un desiderabile soggiorno estivo, di amene passeggiate sul tappeto erboso e profumato del più maestoso altipiano dell’appennino.. è ancora semi sconosciuta e pochissimo frequentata, perché fino a ieri fu priva di comodità di comunicazione. Fino al luglio 1913, questa vasta zona era percorsa in tutta la sua lunghezza da diligenze a cavalli che impiegavano un’infinità di tempo, mettendo a dura prova le ossa del povero passeggero che osava affrontare l’arduo cammino, oggi invece un raggio benefico di civiltà e di progresso apporta a queste pittoresche vallate una nuova vita.

Un inappuntabile servizio postale automobilistico bi-giornaliero unisce Genova a Piacenza e con esso il turista può provare , comodamente seduto in eleganti vetture, la gradita e svariata visione dei più pittoreschi panorami, dal mare al monte.. dal monte al piano.. Queste automobili postali partono da Genova, da quella piazza Corvetto che a buon diritto si può considerare una delle più belle piazze d’Italia, percorre la via Assarotti e per la Piazza Manin sbocca nella ridente vallata del Bisogno. In pochi minuti si giunge a Prato dove la strada comincia a salire fiancheggiando il fiume, dal quale sono azionate numerose fornaci di cemento, ricche cave di ardesia, e dopo si giunge a Traso che appare tutto ad un tratto, come nascosto fra l’ombra deliziosa della ricca vegetazione che lo circonda. Traso trovasi a 340 metri sul mare, ha un ufficio postale, telegrafico e telefonico, nonché un buon albergo.La corsa vertiginosa verso l’alto, continua dopo brevi minuti di sosta, cullando il passeggero in numerose svolte ombreggianti da un folto bosco di castagni il cui fresco rezzo scende gradito a dar nuova vita ai polmoni stanchi ed esausti dall’afa opprimente della città.A grande velocità si passano i graziosi paeselli di Bargagli, di Piancarnese di colla di bossi ed in breve si giunge alla Scoffèra, a 678 metri sul mare. Dal colle della Scoffèra si domina uno splendido panorama, da una parte la valle del bisogno fino al mare, dall’altra la Scrivia, che dai pittoreschi monti di Torriglia scende come un serpe d’argento fra il verde cupo della valle, a dividere questo primo contrafforte dell’Appennino Ligure. Si lascia quindi la valle del Bisogno, la strada discende quasi precipitosamente fino Laccio, dove si passa la Scrivia e lasciando a sinistra la strada di Montoggio-Busalla si risale nuovamente in ardite risvolte fino a Torriglia. Questa si erge maestosa a 704 metri sul mare , appoggiata artisticamente al monte Prela o Colletto (m. 1407), il quale la circonda con un magnifico anfiteatro di pittoresche montagne, come per amorosamente proteggerla. A Torriglia esiste Ufficio Postale, Telegrafico, Telefonico, vi sono buoni alberghi colle moderne comodità, servizi di vetture e di automobili. Una numerosa colonia genovese sceglie ogni anno questo lieto soggiorno, per passarvi l’estate e per fare frequenti gite sul vicino monte Antola, dove da 1598 metri sul mare si può godere di un magnifico panorama.

A Torriglia si cambia vettura, e dopo una ventina di minuti di fermata si prosegue, salendo in breve alla galleria, punto massimo di altitudine che raggiunge questa pittoresca strada, a 856 metri sul livello del mare. Questa galleria trafora per un centinaio di metri la sommità di questo colle, per sboccare improvvisamente in un’altra vallata e per offrire al passeggero nuovi e svariati godimenti di vista. Poco lungi, a sinistra scaturiscono dalla viva roccia le sorgenti del Trebbia, la cui vallata immensa ora si para innanzi, frastagliata da imponenti catene di montagne che si confondono ormai con delicato contrasto di tinte nel lontano orizzonte. La strada discende in deliziose ondulazioni, l’automobile vola. Passa il primo ponte sul Trebbia, tocca Serra, risale, ridiscende a Montebruno dove è degno di vedersi il venerato santuario dedicato a M. V. ed il medioevale convento. Da Montebruno la strada continua costeggiando il Trebbia per Due posti, dove continuano le provincie di Genova e Pavia, proseguendo poscia per Loco, Isola Gorreto e Ottone, sempre pianamente e bella Ottone è capoluogo di un vasto mandamento; ha Ufficio Postale e Telegrafico, alberghi eleganti e pittoreschi dintorni, nei quali abbondante e varia è la cacciagione. Da una parte si erge maestoso il monte Lesima a 1724 metri, dall’altra l’Alfeo a 1651 ed a mezzogiorno il monte Dego a 1407, i quali possono essere meta gradevolissima di interessanti escursioni. Da Ottone l’automobile prosegue per Bobbio, la strada è sempre più pittoresca; ora oltrepassa una roccia ardua, sopra la quale stia appollaiato un paesello medioevale , ora s’innalza sopra ad un alto poggio dominante la valle maestosa.

Si tocca Ponteorganasco, Ravaiola, Marmaglia, e finalmente, quasi in un magnifico volo librato, si arriva a Bobbio, che appare gradevolmente appoggiata alle falde del Penice che maestoso s’innalza a 1460 metri sopra la bella cittadina Longobarda, di cui le torri merlate ricordano le gloriose gesta dei vincitori di Legnano, ed il vecchio ponte sul Trebbia il passaggio di Annibale. A Bobbio vi sono ricche sorgenti salso-bromo-jodiche, solforose, ferruginose, che nulla avrebbero da invidiare alle grandi e rinomate sorgenti d’Italia e dell’estero , se fossero conosciute, frequentate; ma purtroppo essendo quasi sconosciute, scorrono inosservate come il più modesto ruscello, riversandosi melanconicamente in Trebbia. Bobbio è capolinea del servizio automobilistico; un’impresa privata fa il servizio Bobbio-Genova, e la provincia di Piacenza quello Piacenza-Bobbio, in corrispondenza col primo. Da Bobbio si continua dunque sempre in automobile per Piacenza, lasciando a sinistra la bella e pittoresca strada che per il passo del Penice porta a Varzi e Voghera. La strada discende sensibilmente, la valle si allarga diventando sempre più maestosa, più bella. A Perino già si vedono i monti trasformarsi in collina, che a loro volta, là in fondo, dove si erge fra i secolari ippocastani il medioevale castello di Montechiaro, si vedono abbassarsi e confondersi colle fertili e scintillanti pianure Piacentine.. In un’ora e mezza da Bobbio si arriva a Rivergaro, che si può chiamare l’ultimo gradino della lunga e pittoresca valle. Questo bel paese divide l’ultimo baluardo dei monti lontani dalla pianura immensa.. Gode le fresche brezze, l’aria pura ed ossigenata della valle, come sente l’impulso di vita della vicina Piacenza. In mezz’ora l’automobile supera la breve distanza ed eccola alle antiche porte di S. Raimondo, alla storica Piacenza, al bellissimo palazzo Gotico, alla città dei Farnesi, dove il Trebbia apporta al Po l’onda pura delle sue appenniniche sorgenti. (emilio carboni - touring club italiano settembre 1914).



Bobbio, albergo barone con auto postale 1917


Perino, macchina postale sulla strada nazionale 1920


Touring club italiano del settembre 1914