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100 anni del Tobruk

La fondazione del quartiere Tobruk (Borgotrebbia) si deve a Pietro Marchini (Piacenza 1887-1929) figlio di agricoltori. La sua vita si divise tra la carriera militare e quella dell'industria dei laterizi. Combattè in 3 guerre: Libia, Italo-Turca e primo evento bellico mondiale, fu ferito e decorato e sul finire degli anni 20 fondò una moderna fabbrica di mattoni e materiale edile attiva sino metà anni 80. Tra gli anni 1911 e 1912 di ritorno da una delle sue tante battaglie, acquistò il terreno adiacente alla ferrovia Piacenza-Alessandria situato fuori le mura cittadine. Qui vi edificò la sua bella abitazione e la leggenda vuole che siccome aveva nostalgia dell'Africa si volle contornare di alcuni elementi che gli ricordassero quel paese, così costruì alcune capanne simili a tucul e diede il nome di Tobruk a questo piccolo agglomerato in onore dell'omonima città Libica. Chiunque avesse avuto bisogno di una modesta abitazione, il tenente Pietro Marchini affittava a prezzi veramente bassi una di queste sue costruzioni, un pezzo della sua personale Africa. Quando poi decise di diventare imprenditore, ai propri operai che intendevano stabilirsi nel quartiere, Marchini forniva il terreno i materiali e la mano d'opera necessaria per la costruzione della casetta; i pavimenti erano in terra battuta, i muri tirati su con mattoni crudi e fango misto a paglia con poca malta, il tetto poggiava su rami di salice intrecciato ed al piano superiore si saliva tramite una scala a pioli. A causa della grande concorrenza industriale il nostro tenente fu costretto a vendere tutti i suoi possedimenti al suocero dott. Bergamini il quale a sua volta lasciò tutto ai suoi eredi. Nel 1925 venne inaugurato, nella piazzetta che porta il nome del fondatore, un piccolo monumento ai caduti della guerra e un oratorio parrocchiale che fungeva da chiesetta. La costruzione della chiesa ad una sola navata iniziò nel 1962 e venne inaugurata 2 anni più tardi e nel 1969 venne ampliata come la vediamo oggi.


la via trebbia

Durante il ventennio fascista vennero bonificate alcune zone acquitrinose vicino al fiume Trebbia nasceva così Borgo Mezzanini e dove nelle sue vicinanze venne creato un bacino d'acqua artificiale che serviva come approvvigionamento idrico per il funzionamento della fornace Marchini. Di questo periodo è anche la costruzione della GIL un'imponente edificio adibito alla formazione culturale e sportiva degli abitanti del quartiere, sopratutto di quelli più giovani. Nel dopoguerra alcune di queste costruzioni vennero adoperate come abitazioni, altre furono usate come oratorio con piccolo teatro parrocchiale annesso, in un blocco di questi edifici sorse la prima scuola elementare mentre quella attuale con varie ristrutturazioni più recenti vide la luce nelle seconda metà degli anni '60.


costruzione della scuola elementare

Anche Artemio Bubba, industriale metalmeccanico e cognato di Marchini scelse Borgotrebbia come sede di una fabbrica di trattori e trebbiatrici poi con il passare degli anni riconvertita in officina per la costruzione di tubi e raccordi petroliferi. Nel 1936 venne edificato il Tigrai un palazzone di alloggi destinati alle famiglie meno abbienti, (da ricordare che qui nacquero i cantanti Mario e Gianna Casella), questo sorse sul confine del territorio borgo trebbiense come un baluardo inespugnabile a est del quartiere, ad ovest era protetto dalla pertite con annesse caserme e poligono di tiro, a nord il Trebbia (o la Trebbia come la chiamavano i vecchi) e a sud le mura cittadine. Chiuso com'era da queste strutture, (come il carattere di noialtri che ci siamo nati e isolati dal resto della città), il quartiere veniva etichettato come un posto pericoloso abitato da qualche "pòssgatt e ciapaciuc”, ma sempre pronti ad accogliere benevolmente le nuove famiglie che volevano stabilirsi in queste umili abitazioni del quartiere. A tal proposito i giovanotti del quartiere cantavano una canzoncina poco conosciuta che diceva così: “noi ad tubruk a druvum i singion, cioè adoperiamo le cinghie per difenderci”.


il tobruk agli inzi del ‘900

La cooperativa, centro politico e ricreativo del dopoguerra, sorse nel 1954 con proventi ricavati dal tesseramento al partito comunista (il quartiere è sempre stato abitato da operai e quindi di ideali politici di sinistra, il vero quartiere rosso di Piacenza) o da sottoscrizioni di cittadini che donarono volentieri quanto potevano, non solo ma alcuni di questi parteciparono fisicamente all'edificazione. In quei tempi di rinascita del nostro paese la politica era molto sentita ed i vari rappresentanti di partito che a Tobruk sono nati, (Nanda Montanari, Mario Cravedi e Felice Trabacchi che è stato anche sindaco), tanto si sono adoperati per migliorare la vita dei loro concittadini. Molte le figure caratteristiche native del Borgo, ne ricordiamo tre su tutte: Pipon sciaplabar capace di vivere una vita in bilico tra il coraggio, l'illegalità (quando ancora il furto di polli era punito con la galera) e l'amore per gli animali e la natura. Mi ricordo che aveva il corpo ricoperto di audaci tatuaggi e quando noi bambini gli chiedevamo chi erano quelle donne stampate sulla sua pelle ci rispondeva sogghignando, (con quella bocca che lasciava intravedere le cicatrici sulle labbra, lui diceva che era stato il calcio di un cavallo a ridurlo così con il labbro spaccato appunto sciaplabar), che erano state le sue fidanzate noi allora gli chiedevamo di farle ballare e lui con abili movimenti dei muscoli sembrava fargli prendere vita. Il secondo personaggio è Ada Barocelli in arte la "Cicci ad Tubruk” . Qual'è il piacentino che non ha mai sentito parlare di questa donna che faceva il mestiere più antico del mondo. Ma le vicende della Cicci hanno varcato i confini della nostra città, molti dei suoi clienti erano forestieri, la leggenda vuole che i Nazisti non sono mai entrati a Borgotrebbia perchè si fermavano tutti a casa sua, io stesso rimasi sorpreso quando durante il periodo di naja trascorsa ad Udine, un tenente di Belluno, sapendo che ero piacentino mi disse se conoscevo la Cicci ad Tubruk!! L'ultimo personaggio nativo del Borgo, ma forse il più conosciuto è il Tinù detto al matt, alias Ernestino Maestroni nato in via Trebbia. Figura popolare per la sua stravaganza, diceva di parlare con i marziani, sempre in giro con quelle sue biciclette fornite di pali con attaccati ogni genere di metallo che a suo dire erano le antenne per parlare con gli extraterrestri. Famose le sue apparizioni televisive ed una comparsata nel film "nel Nome del Padre" del regista piacentino Marco Bellocchio.

Ad Ovest vicino alla barriera autostradale sorge Camposanto Vecchio, probabilmente il più antico abitato della zona di Borgotrebbia una sorta di quartiere nel quartiere, purtroppo tagliato fuori dal centro del borgo per colpa dell'attraversamento della autostrada A21. Questa zona è sempre stata quella rurale con grandi appezzamenti di terreno e stalle adibite all'allevamento del bestiame, una grande falegnameria e l'immancabile osteria facevano da corollario a questa zona. Le belle aziende dei signori Cavalli, Pugni e Panini, hanno sempre dato lavoro a molte persone del nostro quartiere. Inoltre si adoperavano e tenevano puliti ed in ordine i canali, i fossi e gli argini che qui sono molto importanti a causa la vicinanza del grande fiume. Il nome Camposanto Vecchio deriva dal fatto che nelle vicinanze sorgeva un lazzaretto edificato in occasione della grande epidemia di peste del 1630 che sterminò circa un terzo della popolazione. Accanto al lazzaretto di conseguenza sorse un piccolo camposanto che a causa delle frequenti piene del Trebbia, allora non protetto dagli argini maestri, venne presto abbandonato. Passato il morbo pestilenziale, nel 1640 vennero recuperate le ossa abbandonate nel cimitero ed i poveri resti furono raccolti in un oratorio edificato per questo dalla confraternita della Beata Vergine del Suffragio. Ma la furia delle acque minava pericolosamente le mura della chiesetta e cosi già nella prima metà del settecento si dovette ricorrere al rifacimento del tempio sacro e venne riedificato così come lo vediamo oggi, da molti chiamata la chiesa degli appestati. Per molti anni ancora le ossa dei poveretti vennero conservate appese ai muri delle pareti della cripta e successivamente riposte in un ossario ma data l'ubicazione fuorimano della costruzione e le superstizioni che l'avvolgevano, alcuni balordi pensarono di profanare questo luogo di culto mettendo in scena anche alcuni macabri riti. Oggi per fortuna tutto è stato recuperato e restituito al culto e alle persone per bene grazie al contributo di tanti ed al parroco di Tobruk. In questa zona sorgerà anche il parco di foce Trebbia. Per i suoi caduti in guerra, per gli operai, i pescatori, le persone più o meno fortunate che vi anno vissuto e sopratutto per chi vi è nato che di sicuro non dimenticherà mai le proprie origini, per tutto questo ed altro ancora noi ricordiamo e portiamo nel nostro cuore sempre con affetto Borgotrebbia o meglio Tobruk per i suoi 100 anni di storia. (stefano beretta – piacenza).


vedutine di borgo trebbia